Ainis sul Corsera

La concentrazione dei poteri in Repubblica

Michele Ainis ha scritto giovedì sul “Corriere della sera” un articolo piuttosto considerevole, sul conflitto che si prosegue fra politica e giustizia. Lo scontro è molto più gravoso di quello che pure conosciamo dai tempi di Mani Pulite, perché se l’Associazione nazionale magistrati critica il governo per la riforma della giustizia, la Corte dei conti denuncia i ritardi nell’attuazione della legge Delrio, il Consiglio superiore della magistratura polemizza sulla misure anticorruzione. Poi c’è la sentenza della Consulta che sulla previdenza mette a rischio i conti pubblici. Un disastro relazionale vero e proprio. E meno male che c’è Renzi e non Letta o Berlusconi, ovvero una leadership potente, che dovrebbe essere in grado di colmare quel vuoto legislativo in cui la giustizia si sente in dovere di colmare fin dal 1992. Allora Ainis teme che qui non siamo più di fronte ad una congiuntura sfortunata, per cui appunto si era affidata il governo alle mani di un Craxi o di un Berlusconi, per cui era inevitabile una reazione istituzionale, ma proprio di fronte ad una “malattia degenerativa”. La causa? Semplice non essere mai riusciti in tutti questi anni di venire a capo dei problemi del paese, dalla crisi economica che colpire i ceti più deboli, al deficit di Stato. I giudici sono sentinelle dei diritti, e noi qui restiamo solo più con i doveri. Questa analisi compiuta da Ainis è sicuramente corretta ma ancora negli standard della comune elaborazione. Il vero salto di qualità del ragionamento è quando Ainis ci ricorda semmai che i diritti costano e non soltanto quelli sociali in senso stretto, come sanità, istruzione e previdenza. Perché anche le libertà tradizionali sono oramai a rischio. La crisi economica a contrario di chi credeva che ci avrebbe presto liberato dallo Stato e dai suoi produttori, mette a rischio la democrazia e la nostra stessa sussistenza. Quindi bisogna chiedersi quanti diritti possiamo ancora permetterci. C’è poco da stare allegri. Voglio la libertà d’informazione? sacrifico la privacy. Difendo le cavie animali, disarmo la ricerca medica. A voglia Ainis ad invitare il potere politico a mostrare una qualche maggiore sensibilità giuridica. È che qui invece la separazione dei poteri finisce con il venir messa a rischio. Ne abbiamo già discusso con Ainis, ricordandogli, però, che la separazione dei poteri era richiesta liberale, in tempi di assolutismo. In tempo di repubblica, i poteri si concentrano.

Roma, 21 maggio 2015